Rinnovi contrattuali, rivediamo un po’ di storia
2024 – Anno del Cambiamento
Forse qualcuno si è già scordato che il Pubblico Impiego ha avuto un blocco dei rinnovi del contratto per più di nove anni, quasi senza nessuna protesta.
L’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per il comparto ministeri prima del blocco fu quello del biennio economico 2008-09, firmato il 23 gennaio 2009.
Nel 2010 il governo dell’epoca sospese i rinnovi contrattuali a “causa della crisi economica e delle politiche di austerità”. Ma, anche se quel Governo cadde poco dopo, i governi successivi si guardarono bene dal rinnovare il CCNL del Pubblico Impiego.
Ecco i governi che mantennero tutto fermo mentre l’inflazione aumentava:
- Silvio Berlusconi (IV governo): dal 8 maggio 2008 al 16 novembre 2011
- Mario Monti: dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013
- Enrico Letta: dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014
- Matteo Renzi: dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016
- Paolo Gentiloni: dal 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018
Il 30 novembre 2016, attraverso un accordo sindacale con il Governo Renzi, le grosse Confederazioni passarono dal rinnovo biennale a quello triennale. Questo accordo, recepito con il CCNL 2016-2018, non prevedeva le clausole di salvaguardia per le derive inflazionistiche, come nel contratto dei metalmeccanici.
Si ripartì dal triennio 2016/18 (gli anni precedenti furono dimenticati) e si arrivo al rinnovo del CCNL delle Funzioni Centrali, lo stesso che ha generato le attuali polemiche, il 12 febbraio 2018 con un aumento medio del 3,48%, mentre l’inflazione degli anni del blocco assommava all’11,48%.
CGIL E UIL firmarono…. senza inneggiare alla rivolta sociale!
La nostra firma del Contratto Nazionale del 6 novembre scorso si inserisce in questa logica dove, oltre a rilevare che il Contratto prevede un incremento medio dei salari di circa 165 euro mensili per tredici mensilità (circa il 6%), la possibilità di adottare una settimana lavorativa su quattro giorni e i buoni pasto in lavoro agile si registra la vera innovazione: l’impegno delle parti ad avviare il rinnovo contrattuale 2025-27 già dall’inizio del 2025, con uno stanziamento iniziale di 4,4 miliardi; un evento che non si verifica fin dalla privatizzazione del Pubblico Impiego del 1993.
D’altronde, la richiesta di CGIL e UIL non era di arrivare al 15% ma solo di spostare parte delle risorse previste in legge di bilancio per aumentare dell’1,8% e raggiungere il 7,6%. Aspettare mesi avrebbe rischiato di compromettere lo stanziamento della Legge di Bilancio e la partenza della contrattazione 2025-27 prevista per inizio 2025.
Il potere d’acquisto dei salari si tutela anche con aumenti percepiti tempestivamente, anziché a contratto scaduto con un forfait simbolico per il triennio che è passato.
Spiace constatare che le proteste variano in intensità e tono a seconda del governo al potere, piuttosto che per le reali necessità dei lavoratori.
In conclusione, consideriamo di grande importanza l’istituzione di un tavolo di concertazione con il Ministro della Pubblica Amministrazione su questioni fondamentali, incluse la reale fruibilità delle norme contrattuali.
Si tratta di un progresso verso l’equità tra le parti contrattuali richiesto da Confintesa, che intende partecipare attivamente a questa fase innovativa.
Confintesa intende guardare oltre e aggiornare il modello di relazioni sindacali con la parte pubblica, rifiutando di farsi condizionare dal colore politico della controparte.
16_FLASH-2024-i contratti e la storia ok
Se riusciamo a leggere quanto sopra senza polemiche ma lucidamente, e solo e semplicemente ripercorrendo la storia, allora si potrà davvero capire come mai oggi ci sembra difficile cambiare le cose; solo insieme potremo fare la differenza!
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