Lo Stato deve 70 miliardi alle imprese… Ma anche 10 miliardi ai propri dipendenti.
Tiene banco la notizia dei 70 miliardi di debito che lo Stato ha con le imprese private e, si dice che, se fossero soddisfatti questi debiti l’economia potrebbe ripartire.
Non sappiamo quanto sia vero e quanti di questi soldi sarebbero reinvestiti, quanti andrebbero all’estero o in altri tipi in investimenti, più o meno leciti.
Sappiamo però che i contratti del Pubblico Impiego sono scaduti il 31 12 2009 e che pertanto lo Stato non paga gli adeguamenti all’inflazione (detti impropriamente, dai più, rinnovi contrattuali) da più di tre anni ai suoi 3 milioni e 200.000 dipendenti.
Si tratta di circa 10 miliardi di euro che il popolo degli impiegati pubblici non ha visto corrispondere e dei quali non se ne parla, se non in termini denigratori.
Se i 70 miliardi da dare alle imprese potrebbero rimettere in piedi l’economia (potrebbero perché è nel privato che si annida l’evasione fiscale, non certo tra i redditi dei pubblici impiegati) sicuramente i 10 miliardi che lo Stato deve ai suoi dipendenti sarebbero rimessi nel circolo dell’economia del paese, in beni di prima o, al massimo, seconda necessità.
Da tempo, e sotto varie forme invece, notiamo che del pubblico impiego si parla solo per tagli, razionalizzazioni e blocco dei contratti, come se impoverire il ceto medio-minimo della nostra società porti alla soluzione dei problemi riguardanti il nostro debito pubblico, il PIL, lo spread, e tutti gli altri indicatori economici cosi in voga.
Vogliamo però fare una precisazione. Ci riferiamo al personale contrattualizzato dei livelli (gli esperti del ramo sanno che significa), non certo alle aree dirigenziali e alle carriere blindate (Ambasciatori, Prefetti, Magistrati, Militari…) che potrebbero sopportare tranquillamente ancora un decennio di blocco contrattuale prima di entrare nella soglia di povertà.
Facciamo questa differenza perché quando si fanno le statistiche in merito ai redditi degli impiegato pubblici molti giornalisti mettono tutto insieme facendo la famosa statistica del pollo di Trilussa che, per memoria, riportiamo di seguito:”.. da li conti che se fanno seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno e, se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perché c’è un antro che ne magnadue.”
Segretario Generale
Francesco Prudenzano