LEGGE PINTO E VARI ALTRI STRAVAGANTI RICORSI

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Pervengono richieste di chiarimento in merito a recenti iniziative giudiziarie di alcuni sindacati.

Sono settimane, infatti, che le e-mail istituzionali dei colleghi del Ministero dell’Interno sono intasate da comunicazioni che riguardano improbabili percorsi giudiziari (forse 8/9 anni) che vagheggiano incerti e indefiniti risultati.

Leggendo con un minimo di attenzione, e senza farsi trascinare dall’idea di facili percorsi giudiziari ed altrettanto facili risarcimenti, il contorto iter giudiziario proposto da costoro prevederebbe  – se tutto andasse nel verso giusto –  incerti e lunghissimi tempi di durata della causa, un cospicuo esborso di soldi (più indefinite spese extra per atti e appelli, senza contare probabili superiori condanne alle spese) per poter poi richiedere – e forse ottenere – un risarcimento Legge Pinto di circa 3 mila euro comprensivi del 20% (più tasse di fatturazione) da lasciare all’avvocato. Una bella soluzione non c’è che dire!

Da voci interne ben informate, si tratterebbe, più concretamente, di un escamotage per nascondere il disagio di aver fallito nelle promesse ai numerosi colleghi che si erano loro affidati con la speranza di ottenere un risarcimento ex legge Pinto e che risulterebbero, invece, essere stati condannati anche al risarcimento di sostanziose spese giudiziarie.

Gente che ha aderito con la speranza di intascare qualche euro e che ora si ritrova costretta a tirarli fuori di propria tasca!

È evidente come una grave crisi di credibilità tormenti “questi signori” che, come nelle migliori strategie difensive, adotta espedienti diversivi costruendo situazioni confusionali tra i colleghi.

Riproporre nuovamente al TAR di esprimersi nel merito della RIA dopo decine e decine di sentenze negative lascia tutti molto perplessi, non ultimi i nostri avvocati.

Proporre ai colleghi di “provare ad ottenere il riconoscimento della RIA” dopo due uniche recenti sentenze favorevoli e con il peso della decisione della Corte Costituzionale n.263/2002 in materia, effettivamente appare un proposito suicida e col serio rischio anche di essere condannati alle spese.

Riguardo, invece, la proposizione del relativo ricorso per l’equa riparazione – i cui termini non sono imminenti ma scadono il 13 marzo 2014 – stiamo valutando con attenzione tale ipotesi tenendo però conto dei congeniti profili di probabile respingimento che esso contiene.

Nel caos che oramai li affligge, e nella speranza di non perdere ulteriori iscrizioni, si diffondono anche sentenze e nomi (alla faccia della privacy…) e si coinvolge il nostro sindacato.

Perché il solito continuo richiamo al nostro sindacato ed il risentimento nei nostri confronti? Probabilmente il motivo è da ricercare nell’aver rispettato quanto promesso, di aver affrontato con serietà il tema del risarcimento Legge Pinto fin dal 2006 e di aver già fatto intascare ai nostri iscritti sostanziosi rimborsi.

Vi sembra poco per essere odiati dalla “concorrenza”?

Al di là delle polemiche, il nostro pensiero è rivolto esclusivamente ad alcuni ignari colleghi che rischiano di essere “incastrati” in lunghi e costosi percorsi giudiziari senza alcun esito plausibile ed ai quali continueremo a fornire ogni utile sostegno.

Ugl-INTESA – Flash 2014 n.4 Legge Pinto e vari altri stravaganti ricorsi

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