IL GIOCO DELLE PARTI
PROTOCOLLO PER IL CONTRASTO DEL VIRUS NEGLI AMBIENTI DI LAVORO
E’ del 28 maggio la firma di un “Protocollo di regolazione delle misure di contrasto per il contenimento della diffusione del virus Covid 19 negli ambienti di lavoro”. Sembrerebbe tutto normale e qualcuno sarebbe tentato di esclamare: “Finalmente!”. Purtroppo non è così. Infatti già nella premessa del documento si annida la faziosità strumentale che vizia tutto l’impianto, dove vengono citati accordi inadeguati di altre amministrazioni atti solo a fare propaganda gratuita agli autori principali di tutte le nostre disgrazie: CGIL, CISL e UIL.
Sarebbero stati più onesti se in premessa avessero indicato che, in previsione delle prossime elezioni RSU del 2021, proponevano un protocollo (citando accordi sindacalmente nulli per la nostra Amministrazione) necessario ad esaltare il ruolo di soggetti sindacali “loro amici”. Pensavamo, ma sbagliandoci, che almeno in questa grave situazione di pericolo e di incertezza si fosse cercata la collaborazione attiva e competente di tutte le forze in campo. Così non è stato, sfornando un documento inefficace e dannoso sotto molti aspetti.
Premesso che le Leggi sulla sicurezza si applicano e non si interpretano a piacimento, in prima analisi occorreva scindere in due tempi la questione “riapertura degli uffici”: una fase prettamente strutturale, di totale competenza dell’Amministrazione, ed un’altra comportamentale, di competenza anche sindacale. Invece, al fine di diluire e mimetizzare responsabilità ed, in alcuni casi, omissioni (DPI non adeguati o carenti ecc.), si è preferito fare un bel minestrone delle due problematiche, dove addirittura si legge che “le parti (pubblica e sindacati) monitorano periodicamente l’applicazione del presente protocollo”. Come dire: “tu guidi la nave, ma se affondiamo la colpa è di tutti”. Chiaro lo scambio di favori “io firmo un protocollo salvadirigenti a te e tu mi fai propaganda elettorale gratuita”. E la salute dei colleghi in prima fila? Quelli esposti senza idonei strumenti di protezione e, soprattutto, senza adeguate informazioni comportamentali? Non importa! Ciò che conta è che l’antico teorema del “mettiamo a posto le carte” sia soddisfatto. Peccato che a Pescara, nonostante la carte fossero state messe a posto, il prefetto e compagnia sono finiti sotto inchiesta per i fatti di Rigopiano. Di fronte a responsabilità così evidenti, non ci sono accordi mitigatori che tengano. Sono obbligatorie disposizioni chiare ed inequivocabili da Roma a cominciare dall’indicare: quali sono i servizi effettivamente indifferibili; quali le chiare soluzioni per il part time (le 100 euro) e lo smart working; come predisporre e strutturare uno sportello al pubblico; che precauzioni ambientali occorre mettere in atto; quali le vere e utili precauzioni comportamentali dei dipendenti e dell’utenza; quali e come usare i presidi sanitari; chi e quando deve fare l’igienizzazione delle aree comuni e degli uffici; chi e quando deve operare la sanificazione; chi sono “i controllori” che rispondono davanti alla Legge dell’applicazione o meno delle Leggi e delle relative disposizioni (quando ci sono). Tutte questioni ignorate dal protocollo in questione che abbiamo contestato in quasi tutte le sue parti e, quindi, non firmato.
L’Amministrazione faccia la sua parte, quella di competenza, e noi faremo la nostra come lavoratori e come sindacalisti, rilevando e denunciando ogni pericolo o violazione. Confondere competenze, ruoli e responsabilità fa solo danni seri ai lavoratori.
Considerata la situazione e ciò che provocherà detto accordo, nei prossimi giorni dirameremo istruzioni ai nostri Rappresentanti sui luoghi di lavoro su come far rispettare la Legge e su come i colleghi si devono effettivamente difendere dal contagio.