FONDO SIRIO – COMINCIAMO MALE

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Da qualche tempo alcune note sigle sindacali si affannano a parlare di pensione integrativa ed, in particolare, del “Fondo Sirio”. Noi a suo tempo spiegammo in modo chiaro il nuovo sistema e, soprattutto, “l’arcano” del nuovo sistema. Ma allora in pochi credettero a tanto: ora ci siamo. Il fondo pensione complementare è stato previsto per legge anche per noi, ma numerosi restano i dubbi, i timori e gli interrogativi sull’efficacia e, soprattutto, sulla sua ottimale gestione.

Una nostra prima perplessità è il constatare che al vertice gestionale di quel Fondo compaiono facce a noi note da 40 anni, addirittura già in pensione che continuano a ricoprire ulteriori incomprensibili e ben retribuiti incarichi nella PA ed ai quali, i lavoratori, dovrebbero (con tanta fiducia) affidare i loro risparmi previdenziali. A pensarci bene sono gli stessi soggetti che fino a qualche tempo fa ci hanno fatto dannare per liquidare (anche in ritardo) lo straordinario o quei quattro soldi del FUA.

Pur volendo convincerci delle capacità imprenditoriali e manageriali di queste persone, i dubbi emergono sull’effettivo possesso di adeguate conoscenze nel settore finanziario che, oggi più che mai, risultano essere indispensabili per una efficace gestione di strumenti come SIRIO. Infatti, con chi potremo prendercela se la gestione di questo fondo integrativo dovesse fallire? Che fine farebbero i nostri soldi di una vita? Una necessaria considerazione da fare è che prima di avviare un istituto così importante è necessario allontanare qualsiasi personaggio coinvolto in passato col nostro ministero o, in generale, con la PA.

Altro aspetto determinante è quello prettamente finanziario. Premesso che i nostri soldi saranno “investiti” per ottenere interessi utili a costruire le nostre pensioni, nel corso delle  riunioni si è parlato, probabilmente con l’intenzione di  convincere i lavoratori ad aderirvi, di percentuali di rendimento intorno all’8%. A nostro avviso o è una bugia, oppure si tratta di traguardi raggiungibili esclusivamente attraverso l’adesione a forme di speculazioni finanziarie ad alto rischio. E sappiamo cosa operazioni del genere hanno prodotto in questi anni nel mondo intero. Insomma, stiamo ancora vivendo nel pieno di una grande crisi economica, scatenata proprio da tali prodotti finanziari, ed oggi stiamo pensando addirittura di affidargli il futuro  previdenziale dei lavoratori dello Stato?

Ma anche fosse l’8%, ciò significherebbe circa 600 euro l’anno in più sulla pensione. Garantire al lavoratore una pensione adeguata ai costi della vita è l’obiettivo da raggiungere, ma purtroppo in questo momento non vi è alcuna garanzia sull’utilizzo di questi sistemi. Si tratta di strumenti che molto tempo fa hanno avuto un utile sviluppo in altri Paesi. Noi, però, ci arriviamo con un forte ritardo e quando oramai tutto il sistema comincia a deteriorarsi. È chiaro, quindi, che i risultati ipotizzati da “qualcuno” non sono oggi possibili.

In questo contesto, appare sempre più indispensabile l’impegno sindacale per raggiungere altri obiettivi a cominciare dalla difesa concreta dei lavoratori, dei loro stipendi e delle loro pensioni, aggredendo sprechi e accumulo di incarichi che ancora sussistono anche da noi.

Dobbiamo continuare instancabili nella nostra attività di pressione sul Governo per riordinare seriamente il sistema pensionistico, riequilibrare il sistema stipendiale nella PA ed operare una reale redistribuzione del reddito.

Quanto mai opportuno sarebbe che tutti i sindacati, invece di continuare a cercare strutture dove “piazzarsi”, si “riunissero” su obiettivi comuni di rivendicazione come ad esempio il diritto al ritiro anticipato, anche parziale, della buonuscita o TFR.

Ugl-INTESA – Flash 2013 n 38 – Fondo SIRIO

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