CARICHI DI LAVORO MANCANTI – Finalmente un Prefetto esce allo scoperto e ammette le colpevoli carenze della nostra Amministrazione
Inadeguatezza delle dotazioni organiche, dei provvedimenti adottati e l’irrazionalità delle valutazioni individuali.
È il caso del Prefetto de L’Aquila che, sollecitato dalla nostra Sigla, ammette (vedi lettera):
- di non aver mai provveduto alla ricognizione ed alla definizione dei carichi di lavoro in quella sede;
- che la problematica riguarda “tutte le sedi prefettizie nazionali”.
Ebbene si, avete letto bene, riguarda tutta Italia …
Non parliamo poi delle Questure e degli Uffici di PS dove forse, come ad esempio ci ha rappresentato senza il minimo pudore il Questore di Oristano tempo fa, non hanno adottato nemmeno uno straccio di provvedimento organizzativo interno.
La questione dei carichi di lavoro è cosa di certo risaputa, e riguarda probabilmente molte Amministrazioni, ma finalmente leggiamo qualcosa messo nero su bianco e, in prospettiva dei sempre più stringenti meccanismi che la riforma della P.A. intende introdurre negli uffici pubblici, appare oramai questione determinante. Vedremo cosa ne pensa la Funzione Pubblica.
I carichi di lavoro assumono un ruolo fondamentale per la ottimale allocazione delle risorse umane ed è condizione necessaria per l’efficienza nel settore pubblico, anche in termini di risparmi.
È la stessa Funzione Pubblica a definire il carico di lavoro come la “Quantità di lavoro necessario, dato un contesto operativo, e un periodo di riferimento, per trattare i casi che vengono sottoposti ad una unità organizzativa …” . Insomma cosa si deve fare? E chi e come lo deve fare?
Appare evidente a tutti che non essendoci una precisa ricognizione dei carichi di lavoro risulta difficile approntare obiettivi e progetti credibili e le modalità temporali ed organizzative per raggiungerli. Senza una loro precisa ricognizione parliamo solo di aria fritta!
Ancor più pretestuoso, in una simile condizione, appare voler valutare l’apporto individuale dei singoli dipendenti!
Ne emergono inevitabilmente valutazioni di facciata, soggette a sbalzi umorali del dirigente di turno e soprattutto valutazioni completamente incoerenti con la realtà lavorativa e la normativa vigente.
Non dimentichiamo poi, come rappresentiamo da troppo tempo all’Amministrazione, che senza carichi di lavoro non si possono approntare dotazioni organiche ottimali.
Il risultato di oggi, quindi, è di dotazioni organiche del tutto presunte: inattuali ed incoerenti. Quelle stesse dotazioni organiche, però, alla base del blocco della mobilità e dei provvedimenti di rigetto di istanze di trasferimento e/o di missione di molti colleghi, a cominciare dalle 104 …
È un altro degli aspetti che ribadiremo all’Amministrazione nel confronto del 25 gennaio 2016, per gli inevitabili riflessi che tale condizione pone sul sistema di valutazione e sui processi di mobilità.
Ma anche oramai sull’indifferibile necessità di riordino delle dotazioni organiche che, come assicurato dall’amministrazione, verrà a breve calendarizzato.